venerdì 30 novembre 2012

La Compagnia Sosta Palmizi

La Compagnia Sosta Palmizi è stata una – e la più considerevole – tra le primissime formazioni di danza contemporanea in Italia (1985)‚ e l’attuale Associazione‚ che vede alla sua guida due dei coreografi del gruppo iniziale‚ costituisce oggi un punto di riferimento artistico e pedagogico importante per le nuove generazioni di danzatori e coreografi. 
In vent’anni‚ Giordano e Rossi hanno dato vita‚ con instancabile spirito di ricerca e inconfondibile stile personale maturato nel tempo‚ a creazioni largamente apprezzate non solo nel nostro Paese e‚ con senso di responsabilità e sacrificio personale‚ si sono impegnati anche nella formazione‚ nel sostegno e nella promozione di giovani artisti. 
Il loro ventennale lavoro ha contribuito e contribuisce‚ in maniera più che consistente e peculiare‚ alla costituzione e alla solidità della spina dorsale della danza italiana dei nostri giorni.“
Eugenia Casini Ropa

E proprio questa sera al Teatro Vascello andrà in scena fino al 2 dicembre il nuovo spettacolo Scarpe, di Giorgio Rossi, che unisce danza contemporanea e nouveau cirque, in cui delicati passi di danza s’intrecciano a spettacolari acrobazie aeree e a terra generando l’atmosfera magica delle fiabe.
Tema proprio "la scarpa" come parabola poetica dell’esperienza vissuta e della memoria collettiva e individuale.
L’idea nasce da un progetto realizzato in una fiera del “made in Italy” in Russia nel 2007 intitolato Steps dello stesso Giorgio Rossi. Abbandonato l’ambito commerciale che incorniciava lo spettacolo, la scarpa diventa il mezzo per raccontare l’italianità.
Il Teatro Vascello ha ospitato durante questa settimana la Compagnia Sosta Palmizi con altri spettacoli come Just another normal day di Francesco Isgrò il quale riflette l’intenZione di dare forma alla fantasia dell’essere umano, una messa in scena di quello spazio d’immaginazione che risiede dentro ognuno di noi; e Alma ultimo solo di Giorgio Rossi il quale lavoro verte sul contrasto e l’opposto che è in noi e il desiderio di reagire a questa inesorabile condizione.
Ricordiamo, inoltre, che domani si svolgerà l’ultima giornata di laboratorio a cura di Giorgio Rossi dalle ore 16.00 alle ore 18.30.
Il lavoro si propone di indagare gli aspetti più deliranti e poetici della comicità fisica cioè quei gesti e quei suoni che nel clown, ma sarebbe più giusto dire nell’essere umano, sono in continuo divenire.
Giorgio Rossi parte dall’idea che la cosa più importante da insegnare sia la capacità di improvvisare nell’ascolto profondo, di quel che sta attorno; da lì costruire la propria opera, come in realtà hanno sempre fatto gli artisti di tutte le diverse discipline dell’arte. La mimesi è uno strumento importante nel suo modo di insegnare, un approccio alla vita scenica che si basa sulla sensibilità infantile che ognuno di noi ha.
Segnaliamo questa esperienza artistica.
Arianna Mandolesi
Allieva del Triennio Contemporaneo
Accademia Nazionale di Danza
Vincitrice della borsa di collaborazione presso 
la Biblioteca Nazionale di Danza

Il promo dello spettacolo

Il link della compagnia


mercoledì 28 novembre 2012

Orchestica

Pubblichiamo un testo, gentilmente inviato da Lara Borghini, docente di tecnica contemporanea presso il Liceo Coreutico "Alfano I" di Salerno, sull'Orchestica di Jia Ruskaja, sicuramente di ausilio agli studenti/studiosi dell'Accademia Nazionale di Danza, ma anche per tutti coloro che vogliono sapere qualcosa in più sulla fondatrice dell'Accademia Nazionale di Danza e sul suo sistema didattico. 



L’ORCHESTICA

In Europa la danza nacque alla fine del secondo millennio avanti Cristo, precisamente in Grecia. La cultura greca operò una sintesi di quanto si era prodotto fino ad allora presso le altre civiltà conosciute: dall'Egitto all'India, alla Cina. Gli artisti greci ereditarono tecnica, stile, idee dalle altre nazioni mediterranee. Però, al di là di queste influenze, essi crearono quel canone classico, che decise il destino dell'arte occidentale, per oltre duemila anni e influenzò altresì l'arte dell'Oriente di religione buddista.
Va comunque evidenziato che la fusione inventata, prodotta dai Greci, utilizzando i vari elementi coreutici di importazione, fu caratterizzata da quel concetto di perfezione tipica della cultura ellenica. Fu così costruita una danza immediatamente in linea col supremo ideale di armonia, intesa come equilibrio permanente di spirito e corpo. Per i Greci la danza costituiva una sorta di unità lirica, assieme a musica e poesia. In base al contenuto delle varie danze, di impostazione divina e di finalizzazione ginnico-militare, gli studiosi ne hanno delineato due filoni: danza orchestica e danza palestrica.
Con il termine Orchestica gli antichi greci indicavano un'azione scenica complessa che comprendeva musica, poesia e danza; attualmente è usato come sinonimo di "arte della danza". Presso l'Accademia Nazionale di Danza italiana, che ha sede a Roma, all'epoca della direzione della sua fondatrice Jia Ruskaja (tra il 1948 e il 1970), veniva chiamata Orchestica una delle discipline di studio allora in uso, una sorta di danza libera, di ispirazione duncaniana e dalcroziana  ideata dalla stessa Ruskaja, che veniva  affiancata allo studio della Tecnica Accademica.

Jia Ruskaja, “Io la Russa”, giunse in Italia nel 1918 ed iniziò la sua attività di danzatrice creando un suo peculiare stile “classico” ispirato alla Grecia antica, cultura dalla quale restò profondamente affascinata. Studiò la pittura parietale greca e romana, le sculture ellenistiche del Museo Nazionale di Taranto e Siracusa.  “L’amore per la danza mi ha suggerito di accostarmi a tutte le arti, cercando di intenderne il ritmo, ovvero la poesia delle forme”. Così creò l’Orchestica, sistema didattico e spettacolare, indirizzato soprattutto allo studio dell’armonia del movimento ed allo sviluppo della sua musicalità. L’opera è costituita da un susseguirsi di brevi brani, fusione di varie culture, frammenti di stati d’animo, che intendono riportare, in perfetta euritmia, i movimenti di tutti i segmenti del corpo alla spontaneità ed alla naturalezza assoluta.
L’intento è il raggiungimento della perfetta fusione psico-fisica che affina la sensibilità artistica individuale e anticipa le massime espressioni coreutiche moderne. I costumi originali, erano delle tuniche greche, in due pezzi, il primo più corto con drappeggi ed una lunga gonna, che, nel movimento, creava suggestivi effetti di integrazione con la natura. Il tutto eseguito su un palcoscenico all’aperto al soffiare del vento. Le musiche appositamente create per la coreografia erano principalmente dei pianisti di allora: Caporaloni, Mastroianni, Lana, altre erano adattamenti di alcuni brani di Brahms, Chopin, Schubert, Shuman e Rachmaninov. 
La coreografia era così strutturata: una danzatrice dopo l’altra entrava con dei grandi salti “grand jetè” e muovendosi in modo circolare nello spazio, creava un disegno a semicerchio, riprendendo l’architettura di un teatro greco. I corpi assumevano  una particolare posizione concava, quasi una interiorizzazione di ricerca del proprio centro fisico ed emozionale, tema molto attuale nella tecnica classica e contemporanea. Nell’esaltazione della femminilità, iniziava il secondo brano, caratterizzato dai lavori della donna in particolare il filare della lana, stilizzati magistralmente in un morbido movimento delle anche ed in una serpentina articolazione delle dita della mano. Seguiva un brano che creava le forme pittoriche degli antichi vasi greci, linee ovali, figure piatte senza profondità di immagine, con i volti rigorosamente di profilo. Nel quarto movimento le danzatrici si disponevano in file parallele, usando tutto lo spazio, in un passaggio continuo dalla tensione al rilassamento, fino ad arrivare ad un’improvvisa mancanza di energia, conclusa con una caduta finale. Seguivano suggestivi esercizi di braccia, che, nella loro apparente semplicità, racchiudevano uno studio molto approfondito di purezza di linee, dando la possibilità all’artista di esprimersi attraverso lo sguardo con tutto il corpo, rendendo unico e vero il movimento. L’integrazione con la natura era resa possibile dalla sensibilizzazione della mano che  “accarezzava” l’aria, l’effetto del vento sulle tuniche e sui lunghi capelli delle danzatrici.  Movimenti di isolamento della testa e del collo, con le braccia e le mani intorno ad essa, per formarne una cornice, ricordavano la cultura araba. Inoltre esercizi a terra, di contrapposizione di forze, che anticiperanno le spirali della Tecnica Contemporanea, ed a seguire brani sui vari ritmi musicali di tempo e controtempo , con battute di mano a carattere spagnoleggiante. I successivi valzer, eseguiti in cerchi concentrici, con effetti coreografici di movimenti contrapposti ,creavano una rottura con il classico, pur mantenendo salde le sue basi, come aveva fatto la Duncan. Era la volta della rappresentazione del guerriero greco romano: le danzatrici armavano il loro corpo con le braccia, raffiguranti l’elmo e lo scudo, e procedevano in una forte serpentina con salti molto incisivi. 
Ritornando nel mondo femminile seguiva una “graziosa” rappresentazione della vestizione e del trucco, con vezzosi movimenti di mani che assumevano le forme dei fiori, su di un corpo morbido ed ancheggiante. La danza della liberazione delle schiave era una drammatica e forte interpretazione, ad alto contenuto artistico, che spettava , allora, solo alle 4 soliste, poste in diagonale,  su musica di Rachmaninov. Il finale era la rappresentazione della speranza. I corpi così allungati erano proiettati nello spazio, con una semplice camminata, che si velocizzava con l’incalzare musicale, fino a diventare una corsa nel vento. Si integrava perfettamente con la natura e, nell’anfiteatro, creava un effetto spettacolare e suggestivo quando si avvolgeva in un disegno spirale  e, come un vortice di vento,  si andava a quietare  fino a fermarsi completamente . Le numerose danzatrici assumevano, a quel punto, posizioni ispirate alla “figurina sottile di danzatrice”, opera nel Museo Nazionale di Taranto. Il vortice, lentamente, riprendeva la sua energia, si dipanava come una matassa e, riprendendo il suo flusso, spariva nella quinta. Attualmente l’ Orchestica  è diventata materia di studio presso l’Accademia Nazionale di Danza di Roma.
Lara Borghini













Omaggio a José Sasportes

Riprendiamo l'attività del blog dopo una, lo ammettiamo, lunghissima pausa, che però è stata una pausa di lavoro, ideazione e realizzazione di nuovi progetti. 
Presto verrete a conoscenza di tutte le attività che stiamo organizzando, intanto, vi diamo subito importanti notizie:

Omaggio a José Sasportes il 5 dicembre 2012, alle ore 16, 30, presso la Biblioteca Vallicelliana, qui di seguito il comunicato stampa:


Associazione Italiana per la Ricerca sulla Danza /Italian Association for Dance Research
COMUNICATO STAMPA

Omaggio a José Sasportes
celebrando la danza italiana


Il 5 dicembre 2012, alle ore 16.30, presso il Salone Borromini della Biblioteca Vallicelliana di Roma, Piazza della Chiesa Nuova, 18, II piano,
si terranno i festeggiamenti del 75° anniversario dello studioso di danza 
José Sasportes 


Silvia Carandini presenterà il volume
Passi, tracce, percorsi. Scritti sulla danza italiana (Edizioni Aracne, Roma)
a cura di Alessandro Pontremoli e Patrizia Veroli 


Seguirà il concerto 
Les Fleurs animées. Pagine musicali dai balletti italiani dell’Ottocento
“Ensemble con strumenti classici de Il Teatro della Memoria”
Giancarlo Ceccacci (violino)
Federico Marincola (chitarra)
Angela Paletta (oboe)
Andrea Toschi (fagotto e concertazione)
Musiche di Cesare Pugni, Paolo Giorza, Peter Ludwig Hertel e Costantino Dall’Argine 


Francesca Beatrice Vista presenterà la mostra
Passo dopo passo. Walter Toscanini e la danza italiana 
(Medaglia del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano)
a cura di Francesca Falcone e Patrizia Veroli 
La mostra, allestita nel Salone Borromini, resterà aperta dal 5 al 21 dicembre 2012
 (lunedì- sabato, ore 9-13)


La manifestazione 
Omaggio a José Sasportes, celebrando la danza italiana 
si chiuderà alle ore 19.00