mercoledì 5 dicembre 2012

La meravigliosa missione del maestro di danza


Per prima cosa vi annunciamo che è stata creata la pagina Facebook della Biblioteca Nazionale di Danza, qui di seguito il link accompagnato dal desiderio che ci seguiate numerosi:

Oggi pubblichiamo un testo inviatoci dalla Docente di Tecnica Accademica Manoela Caracciolo, che ringraziamo per il suo contributo, dal titolo La meravigliosa missione del maestro di danza.

La meravigliosa missione del maestro di danza
I maestri di danza possiedono la chiave di accesso sia per entrare nel profondo dell’anima e del cuore dei loro allievi per accenderne il talento, sia per plasmare il loro corpo mediante la tecnica, come lo scultore fa con la creta, sia per modellare il loro intelletto nella logica della coordinazione dei movimenti ed infine, attraverso una  rigorosa disciplina, per acquistare un profondo rispetto di se stessi e di conseguenza anche degli altri. La danza è un modo di essere, uno stile di vita: è l’unica arte che coinvolge tutto l’essere, è il corpo umano lo strumento di espressione e questo strumento va amato, rispettato, migliorato, ma soprattutto accettato con la esatta consapevolezza dei propri limiti e la trasformazione di essi in positivo. L’accettazione di sé e del proprio corpo in trasformazione è quindi autostima e consapevolezza. Facile è fare progressi con allievi dotati, non è merito del maestro la loro riuscita. La grandezza di un maestro è plasmare un fisico in difficoltà e tirarne fuori il talento. Da sfatare è l’erroneo pensiero che chi fa questo lavoro debba avere un atteggiamento arrogante, umiliante e punitivo. Io credo che questo nasconda invece frustrazione e insicurezza. Come nella vita, nell’insegnamento della danza si deve essere guidati dall’amore e dalla generosità. Per dare amore sotto forma di sapere ci vuole oltre che coraggio una grande preparazione metodologica e psicologica e soprattutto si deve continuare a studiare sempre, per poter trasmettere il sapere/sentire del corpo e dell’anima. L’ideale sarebbe che un insegnante si fosse realizzato come danzatore, per essere libero da ogni rimpianto e frustrazione e comunque non viva i suoi rimpianti privati ne rapporto con l’allievo, ma li trasformi in esperienza di vita. Se ognuno di noi riflettesse su tutto questo, pochi continuerebbero a fare questo lavoro, perché portato in negativo ci si potrebbe rendere conto di quanti danni fisici e psicologici si potrebbero fare sugli allievi e quanti potenziali talenti si potrebbero spegnere. Premiamo il coraggio di fare la danza, il coraggio di mettere a nudo tutto il nostro essere al giudizio degli altri. Tra due esseri umani che comunicano attraverso l’arte c’è un filo così luminoso, meraviglioso ed intrigante, ma anche così sottile, precario, delicato che può creare al contempo tanto valore ma anche tanta solitudine. Sarebbe importante vedere l’insegnamento come un fatto sociale, un mezzo per comunicare con il gesta ciò che la parola non può dire e mettere la danza al servizio di tutti, anche di coloro che fisicamente sembra non possano averla. La verità è che la danza non è per tutti ma è di tutti, ma facciamo che veramente sia di tutti, non dando illusioni di professionismo come danzatori, ma aiutandoli a capire in che modo possano realizzarsi dignitosamente, magari sempre nel settore della danza, non con le doti fisiche ma con quelle artistiche ed intellettuali in questa società in cui i giovani non riescono a trovare dei riferimenti, dei valori e la loro identità aiutiamoli con l’arte a non guardare fuori, a non subire il giudizio della società consumistica, non compatibile con la danza, non pensare di usare la danza per arricchirsi, la vera arte non scende a compromessi, ma semplicemente a guardarsi dentro e ad estroflettere quella ricchezza, quella infinita unicità che è dentro ognuno di noi ed a loro volta metterla al servizio degli altri. Proprio per questa unicità dell’essere umano le correzioni ed i consigli del maestro devono essere personalizzati per ognuno degli allievi, non si può generalizzare nulla: è questa la meraviglia dell’arte coreutica. La danza, al di là se si esercita o meno la professione, insegna a vivere, cura l’anima, dà ai giovani un riferimento importante, un’attrazione che li può distoglire dal perdersi. Nel seminare la nostra arte possiamo raccogliere grandi frutti, sia al livello artistico che a livello umano e senza dubbio lasciamo dei segni indelebili nelle loro anime. Facciamo in modo che siano luminose.

Manoela Caracciolo
Docente di Tecnica Accademica

Nessun commento:

Posta un commento