Pubblichiamo il discorso del Prof. Alberto Testa pronunciato durante la giornata in ricordo di Marina Romani Zurlini, che si è svolta sabato 19 ottobre 2013 presso il Teatro Ruskaja dell'Accademia Nazionale di Danza. Marina Romani, docente di tecnica accademica presso l'Accademia Nazionale di Danza di Roma, è scomparsa l'8 Ottobre 2013 a Perugia. È stata una delle docenti più attive di questa Istituzione ed è stata il punto di riferimento per intere generazioni di danzatori. Studiosa del patrimonio coreutico e generosa sostenitrice della Biblioteca dell'Accademia, ha donato alla stessa volumi preziosi e risorse economiche.
Ogni morte d’uomo ci diminuisce e ci coglie impreparati ad
affrontare la precarietà che ci insegue ed incombe di giorno in giorno nella
nostra pochezza. Della persona che scompare ci resta solo il ricordo, ci
sfugge, non riusciamo più ad afferrare quella luce che in qualche modo ci
illumina. La morte arriva sempre troppo presto. Ciascuno di noi, per averle
voluto bene, non vorrebbe sopravviverle quando il dolore è troppo grande. Ed
invece questa terribile, inesorabile signora arriva quando meno ce lo aspettiamo,
ad un tratto, improvvisamente, crudelmente. Sapevo dei problemi cardiaci di Marina ma non dei guai come poi
si sono rivelati. Ora il problema di
cuore è nostro, di tutti noi, della nostra partecipazione, per l’appunto
accorata. La falce di questo personaggio che ci insegue tutta la vita, secondo
la simbologia il “Memento mori” medioevale, la falce ha portato via anche
Marina questo mese, il suo, nel quale era nata, carico d’ombre, incertezze, di
tristi presagi, di tragedie immani.
Eppure Marina era un carattere ilare e lieto, spesso
sorridente. Non dimenticherò la sua risata. Come dimenticarla? Ringrazio di
aver pensato a me per pronunciare questo ricordo. Io che l’ho vista ancora il marzo scorso a Spoleto per l’annuale
Concorso di danza. Era molto vicina ai giovani nelle loro maggiori o minori
possibilità e aspirazioni. Si interessava sempre alle nuove leve, a tutto ciò
che avveniva nel mondo della danza e ne discuteva quando vi intravvedeva le
speranze. Così in altre sedi; per esempio, non mancava mai a Gubbio. Si
prodigava moltissimo. Quando il barboncino di un mio nipote si ammalò, si prese
cura di farlo ricoverare nella clinica veterinaria ove lavorava sua figlia
Francesca. Qualche volta mi sorprese persino nella discussione animata su certi
valori, consapevole, severa nel giudizio di uno spettacolo, nella disamina su
un artista, su di un evento. La conoscevo da cinquant’anni esatti, ancora nell’ottobre
1963. Simpatizzammo subito perché l’uno aveva compreso ciò che dettava dentro
all’altra, praticamente eravamo entrambi sulla stessa lunghezza d’onda.
Tornando ai concorsi, alle segnalazioni, ricordo che nelle donazioni, nelle
cosiddette borse di studio si proponeva donatrice al più meritevole ma non
voleva apparire, erano aiuti “sine nomine”. Generosa quanto appassionata,
attenta, straordinariamente partecipe, curiosa, presente sempre agli spettacoli
che avrebbero potuto comunicarle oltre che insegnarle qualcosa. Ci trovammo
alcune volte nei viaggi organizzati dall’Accademia: a Londra nel 1970, a
Stoccolma, in Russia nel 1975, nelle “Maratone”; testimoni alcune fotografie
con i colleghi tutti uniti e concordi sullo stato dell’insegnamento in quei Paesi.
E Giuliana Penzi, direttrice in quegli anni, con la quale si trovava a tessere
le più animate iniziative, spesso era con noi, nelle tournées che compivamo
numerose con il “Gruppo stabile”. In tempi così “maleducati” come gli attuali,
Marina è stata l’esempio lampante dell’educatrice; più che al rigore nell’esecuzione
di un certo “passo”, di una figura, di un’evoluzione, ella era vigile sull’educazione
dell’individuo, sulla sua formazione etica, umana e professionale. Laica,
umanista, libera, metteva il suo impegno sociale, civile affinché via via le
generazioni che sfilavano sotto il suo segno didattico si formassero alla luce
del sole e della bellezza. Grazie!
Alberto Testa