martedì 3 febbraio 2015

Omaggio a Caterina Rago

Pubblichiamo uno scritto della Dott. Giuliana Montorsi che il 24 gennaio scorso ha assistito allo spettacolo Vibrante libertà di Caterina Rago, in occasione del terzo appuntamento di Nostos  (Viaggio di ritorno), IX Festival "Danza con noi", che si è svolto presso il Teatro Ruskaja dell'Accademia Nazionale di Danza. 



Caterina Rago è tornata! 
L’Accademia Nazionale di Danza nell’ambito della IX edizione del Festival “Danza con noi” ci ha donato una serata indimenticabile, il raro privilegio di essere parte di un “tutto” fatto di emozioni, energia, luce.
Ma davvero possiamo dire che Caterina Rago è tornata?
A ben vedere Caterina non è mai partita, non è mai tornata, perché la danza, la Vera danza, la danza di Caterina, non può tornare, non può partire, può solo “essere”.
Caterina Rago, ballerina, insegnante, coreografa, direttrice artistica, qui all’Accademia di Roma, si sente, ed è, a casa sua.
Questa prestigiosa istituzione per 12 anni l’ha vista crescere, maturare, evolvere come allieva e pupilla della grande maestra Elisa Piperno, per arrivare a sbocciare poi come un meraviglioso fiore e donarci le sue emozioni, il suo stupore, la sua capacità di meravigliarsi e meravigliare, il suo amore per la vita, la sua gioia di vivere danzando. 

Caterina è energia, è potenza, è luce, e nel suggestivo contesto del teatro Ruskaja lo ha dimostrato con grande professionalità e generosità.
…e Caterina danza… e la sua è una danza emozionale…sulle tavole di legno odio e amore si rincorrono tra le pieghe della sua lunga veste, quasi un peplo ad unire un passato che si fa presente e palpitante davanti a noi, pronto a spiccare il volo verso il futuro; eterni momenti di tensione che tendono e  sembrano sfinire le pur atletiche membra , fino allo sconforto, quasi all’abbandono, ma per poi rialzarsi, risorgere, rinvigorite di una nuova ritrovata energia, in un’ altalena di emozioni che sbalordiscono e commuovono lo spettatore che si trova coinvolto e rapito da Caterina in una danza, in una luce, che oscilla tra l’abisso e il cielo, tra l’afona l’introspezione e l’urlo più sguaiato mentre il corpo della nostra artista, sorretto dalla sua atletica fisicità, sfonda lo spazio scenico, oltrepassa il buio, e ci rende compartecipi della sua straordinaria facoltà, del suo innato dono di saper espandere luce.
Caterina è luce, e la sua luce danza, canta, disegna e tratteggia la sua passione, la stessa sua vita.
Sul palcoscenico lei è un affresco dai toni cangianti illuminati da una potenza rievocativa dove il passato, il presente e il futuro si fondono in un tutt’uno che dona vita e spessore ad idee, progetti e sogni, che fioriscono in una continua ricerca oltremodo generosa per dar forma, corpo e anima allo spettacolo degli spettacoli, alla danza, alla vita stessa.
Caterina Rago danza un linguaggio universale, il linguaggio dell’anima, che nella sua preziosa fragilità inciampa, a volte addirittura cade sotto il peso dell’incomprensione, della solitudine, ma poi sa rialzarsi senza mai rinunciare, senza cedere e così come l’araba fenice, sorretta da un’indomabile onestà intellettuale, Caterina risorge e ricomincia il suo percorso di ricerca del sé, come grogiuolo di passioni, tensioni ed emozioni da condividere con il proprio pubblico.
E così Caterina sul palco balla la sua vita, e si carezza la veste con mano aggraziata e leggera, per poi cambiare registro e sollevare la stoffa con impeto e forza, quasi a volerla lacerare per poi ridurre e convogliare lo spazio visivo del suo attonito pubblico solamente sulle sue gambe e quindi ancora più in basso, ancor più sul particolare, sui suoi piedi nudi, quasi a voler indicare, o almeno suggerire, un sentiero, una strada lungo la quale lei è disponibile ad affiancarci, accompagnarci, la strada della conoscenza.
 
E per essere un’artista basta anche un sol gesto … Caterina ci stupisce ancora e sempre; vibrano le sue dita nello spazio scenico e altro non si vede, solo quel movimento, uno spasmo, e poi quelle stesse dita prima governate da toni di sofferenza si trasformano divenendo morbido veicolo, quasi uno scivolo, che accompagna un alito di fiato che con malcelato pudore vorrebbe uscire dal corpo per farsi conoscere, per coinvolgere, per condividere, per dar vita al tutto.
E così sul palco nasce il sogno, il desiderio di uscire dal labirinto.
Lo spettatore illuminato dalla luce di Caterina Rago si rincuora, si fa coraggio e si lascia prendere per mano dall’artista, la quale, forte del suo istinto, del suo giornaliero impegno, della sua onestà, si fa carico per sé, e generosamente anche  per gli altri,  di percorrere il labirinto delle emozioni fino al più profondo delle viscere, con sofferenza e pathos, ma sicura che nell’onestà intellettuale e nel rigore alberga la rinascita, il futuro. 
E i giovani allievi di Caterina concludono la serata all’Accademia lanciando una sfida; dal palco volano i libri, scagliati con violenza contro il pubblico, come a volerci risvegliare dal nostro disincantato sopore, dalle nostre disillusioni e farci reagire, far rinascere in noi l’indignazione, la voglia di ribellarci alle pochezze, alle meschinità, per poi seguirla con fiducia lungo una nuova via, più eterea, di minor impatto, dove lei è pronta ad essere al nostro fianco in un’ atmosfera di foglie e pagine di libro che planano su noi carezzandoci come foglie d’autunno.
Caterina Rago, giovane donna dalla sensibilità potentissima, forma e anima della danza contemporanea, non è partita, non è tornata.
Caterina Rago è la danza, è l’emozione, Caterina è la luce, Caterina è sempre con noi. 

         Giuliana Montorsi



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