Lettera ai danzatori - ringraziamo la Professoressa di Tecnica della danza Manoela Caracciolo per averci inviato il suo testo scritto in omaggio ai danzatori.
La danza, questa compagna di vita,
l’arte che cattura chiunque la avvicini. La danza pronunciata in lingua
italiana, con la zeta dura, ha l’effetto di un vibrante colpo di piatti
musicali o del colpo di tacco di un ballerino sul palcoscenico, tanto è forte ,
nell’immaginario consolidato, la fisicità e la carica emotiva che la connota.
Si serve di un linguaggio
universale, ha un impatto diretto con lo spettatore, come il neonato con la
gestualità della madre.
Prende l’interlocutore attraverso i
suoi sensi, attraverso l’anima, non con le strutture logiche, non ha bisogno di
traduttori, ma soltanto di una buona sensibilità estetica individuale.
Per questo la danza è forse la forma
d’arte più antica del mondo in ogni sua latitudine e longitudine, perché poteva
rappresentare all’occorrenza storica l’invocazione della divinità protettrice
dei defunti, sino alla ritualizzazione raffinata della celebrazione di feste
sociali di qualunque genere, non escluse le semplici manifestazioni del potere
religioso e politico.
La danza è quest’arte meravigliosa
in cui corpo e anima si fondono completamente, per sentire e per trasmettere le
emozioni più intime e più nascoste dell’essere umano.
Infatti, è l’unica arte il cui
strumento di espressione è il corpo umano, e questo corpo, questo strumento
viene plasmato attraverso uno studio costante durissimo, doloroso, quasi
innaturale, per raggiungere la sublimazione, la fusione con l’anima.
E quando si crede di averla
raggiunta, ti sfugge e ricominci e bisogna studiare, sempre e ancora.
Quando percepisci che l’anima vuole
esprimersi, spesso la tecnica del corpo non risponde e viceversa.
Questa fusione che è effimera,
irraggiungibile, sfuggente come la felicità, negli attimi in cui si fa sentire
diventa totale, infinita con un atto d’amore, una donazione, e poi rifugge e si
ricomincia a cercarla.
E’ questa la complessità e l’unicità
di quest’arte tersicorea, che nell’opera lirica non è protagonista assoluta,
come è abituata ad essere nei balletti di repertorio classico e contemporaneo,
ma cammina a fianco della sua amica musica, così vicina, così lontana, così
semplice e così indispensabile.
Musica e Danza, infatti, si
completano a vicenda: la danza è la visualizzazione della musica.
La musica nasce dentro l’anima del
danzatore, infatti, ogni gesto o movimento di danza non ha significato se non
parte da una musicalità interiore del corpo, quasi una proiezione del battito
cardiaco e del ritmo respiratorio.
La musica e la danza hanno due
linguaggi diversi, due tecniche diverse, due terminologie diverse, ma si
possono fondere in un’unica armonia, quasi siano indispensabili l’una
all’altra.
La musica è il respiro della danza,
si può danzare senza musica, cioè senza sentire la musica, ma Lei c’è, perché
si percepisce dal movimento di danza anche nel silenzio più totale.
Nell’opera lirica si unisce ance
l’arte del canto, fino ad arrivare al teatro- danza, dove si uniscono un po’
tutte le diverse arti visive e sonore.
La prima forma di arte in assoluto è
la natura, l’arte divina in cui ogni artista sente l’esigenza di alimentarli
per realizzare la propria creatività.
La vita stessa, poi, attraverso la
sofferenza ed il dolore, sensibilizza e sublima la capacità dell’artista di
donare se stesso e di raggiungere quella comunione interiore con lo spettatore,
cercando quel piccolo spiraglio che porta direttamente all’anima, che ognuno di
noi possiede senza saperlo o tiene nascosto.
L’arte non bacia tutti gli esseri
umani, ma solo pochi eletti e l’arte della danza è ancora più selettiva, in
quanto strumento di espressione, il corpo, deve anche rispondere a certi
requisiti fisici.
Ogni persona però può rendere
omaggio all’arte, in quanto artefice della propria vita, e ognuno di noi può
fare della sua vita un capolavoro, una danza.
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