Una foto del gruppo di Barcellona con la professoressa Jeanne Solan danzatrice di Jiri Kilian
|
Lo scorso anno accademico sono partiti quattro studenti Maria Rinaldi, Marta Zampetti, Silvia Borsetti, Domenico L’Abate e tre docenti Laura Martorana, Dino Verga, Morena Malaguti, e tutti costoro sono tornati con un bagaglio ricco di esperienze e di ricordi indimenticabili.L’esperienza Erasmus è finalmente giunta all’Accademia Nazionale di Danza e rappresenta un’occasione unica e imperdibile.
A scrivervi è proprio una testimone diretta che ha trascorso cinque bellissimi mesi in Spagna nella calorosa città di Barcellona.
Non nascondo di aver avuto dubbi e paure prima della partenza. Temevo che andando via avrei perso un pezzo della mia vita qui in Accademia e che sarei rimasta “indietro” (utilizzando un’espressione che tra noi studenti è abbastanza tipica) sui programmi accademici del mio corso di studi. La questione più ostica riguarda i crediti e voti … ero preoccupata della corrispondenza dei crediti tra la mia scuola e quella scelta per l’Erasmus, per i voti che in Spagna sono dati in decimi (in Italia in trentesimi), per la lingua, per le materie diverse rispetto al mio piano di studi.
Leggendo di questi miei dubbi per chiunque sarebbe scontato pensare che forse sarebbe meglio non partire, restare a casa, fare il bravo e ligio studente ed evitare di sognare, di conoscere nuove realtà. Ad un tratto però tutto è cambiato e dopo aver chiesto tramite mail all’Institut del Theatre di Barcellona di poter effettuare il secondo semestre presso la loro scuola, dopo aver ricevuto risposta affermativa, a seguito della valutazione del materiale che avevo inviato, mi sono convinta che questa sarebbe stata un’occasione da non perdere, un’esperienza unica e che tutto il resto sarebbe stato solo questione di burocrazia.
Chi si approccia all’arte, qualunque essa sia, non può rinunciare all’occasione di conoscere e apprendere da ogni fonte o pensare di restare ancorato alla scuola come se fosse la grande madre dalla quale non separarsi. Danzare, nel nostro caso, significa sentirsi liberi di esplorare e sperimentare. Andare in Erasmus significa proprio questo.
Appena giunta in Spagna ho capito di aver fatto la giusta scelta.
Nel corso dei cinque mesi trascorsi a Barcellona ho avuto la possibilità di conoscere e apprezzare nuovi professori che hanno stimato la mia dedizione agli studi e soprattutto conoscere nuovi e simpaticissimi compagni di classi provenienti da ogni dove: Spagna, Portogallo, Finlandia, Repubblica Ceca.
Partecipare all’Erasmus significa lanciare una sfida a sé stessi: imparare una nuova lingua, accettare una nuova mentalità scolastica, adattarsi in breve tempo all’ambiente, conoscere una nuova città colma di storia e tradizioni locali, farsi nuovi amici italiani e non, investigare sulla danza, osservare nuovi metodi di insegnamento e soprattutto imparare tantissime cose nuove.
L’Erasmus regala emozioni, gioie, lacrime e ti consente di riflettere su chi sei, cosa vuoi diventare e cosa vorresti fare per il tuo paese di origine.
Andando all’estero, sogno ormai di tutti i giovani della nostra generazione, ho compreso che noi che rappresentiamo il futuro di questo paese, dovremmo e potremmo davvero porre la nostra arte come strumento di cambiamento e rivoluzione. Sogno di una giovane ancora immatura e troppo illusa? Forse, ma l’Erasmus è anche questo. In Erasmus si danza con una nuova passione, si studia con grande curiosità e si torna a casa più forti e grandi di prima ….
Partite e danzate, danzate e danzate ancora…
di Maria Rinaldi
borsista della Biblioteca
Nessun commento:
Posta un commento